domenica 5 dicembre 2010
Rita Bellacosa nasce a Roma . Sin da piccola dimostra una personalità brillante e vivace ed un notevole attaccamento allo studio. Indicata come dotata di straordinario talento, compie con successo gli studi liceali classici e giovanissima si laurea a pieni voti, in tre anni e una sessione, in Lettere Classiche ed archeologia. Ventenne entra in contatto con gli ambienti intellettuali del cinema quando il maestro Federico Fellini la ferma incontrandola per caso e, colpito dalla sua bellezza e poi dalla verve, decide di assegnarle un ruolo nel suo ultimo film. Ma Rita non si ferma al cinema, pur eleggendolo a suo grande amore. Inizia una doppia attività, quella di conferenziera esperta in lingua latina e greca e quella di archeologa. Quest’ultima la porta a compiere ricerche in Grecia Egitto e Turchia. La Nostra si dedica in particolare al culto antico e riesce a dimostrare, Lei prima in assoluto, che il culto della Dea Artemide si praticava nella Magna Graecia sin dal lontano VI secolo a C e lo scopre esaminando brandelli di frammenti del poeta greco Bacchilide vissuto proprio nel VI secolo, il che Le vale una menzione nelle Enciclopedie e notevole credito sociale negli ambiti colti. Nasce il Saggio ‘ARTEMIDE’ ( 2003) che attira l’attenzione di esponenti di circoli intellettuali francesi che cominciano a corteggiarne la presenza in terra d’oltralpe. Così la Nostra si ritrova in Francia dove, accanto ad un’intensa quanto gratificante frequentazione degli ambienti raffinati dell’intellighenzia parigina, alterna studi d’Arte alla prestigiosa Sorbonne. Ritorna in Patria per ricoprire il ruolo di conferenziera ed esperta nella lingua latina e greca e produce manuali di grammatica greca, ‘Γράμματα’ e latina ‘ACCIPE!’. Sono anni di accumulazione di titoli culturali e riconoscimenti professionali. Nel 2005 diventa bersaglio dei media internazionali a causa delle sue frequentazioni in ambito cinematografico e decide di raccontarsi nell’autobiografia ‘ La mia vita’ ( 2006). Successivamente pubblica il romanzo ‘LE INUTILI APPARENZE’ (2009) in cui investiga sulle dinamiche del successo e il consenso del pubblico diventa tale da indurne la diffusione, l’anno seguente, in francese e inglese . Nella lingua di Parigi scrive ‘AMÉLIE’( 2010), storia di una donna alla ricerca di se stessa. Segue il Saggio sul culto antico ‘ TEMPLA. Passeggiate spirituali pompeiane’ (2010). Rita detiene rubriche fisse su giornali italiani e stranieri. La sua anima generosa si esplica in un instancabile attivismo nelle Cause Umanitarie e da anni si batte a favore del Darfur. Della vita privata di Rita si sa poco, tranne la intuibile girandola di ammiratori che per bellezza ed intelligenza indubbiamente Lei merita.
sabato 17 aprile 2010
La penisola del Sinis, un viaggio indimenticabile di RITA BELLACOSA
SARDEGNA
Cari amici, ho sempre dichiarato, e confermo, il mio amore per la Sardegna, soprattutto la parte più segreta, tutta da scoprire, incontaminata e selvaggia dove la mondanità non è arrivata e la vita scorre semplice per gli abitanti del luogo. Questo mio scritto vuole essere un omaggio alla bellezza dell’isola e alla fierezza e al fascino dei Sardi. Rita Bellacosa
…chi giunge a San Giovanni di Sinis viene sostanzialmente per il suo mare, una lunga spiaggia sabbiosa di 4 km circa tra Funtana Meiga e Tharros, ma anche per visitare Tharros …
Partiamo da Cabras, città a pochi chilometri da Oristano e vicina alla penisola del Sinis . Nei pressi di Cabras, a circa 4 km, a San Salvatore, si può visitare l’omonima chiesetta sotto cui c’è un santuario ipogeico di origine nuragica ma adibito al culto anche nelle successive dominazioni cartaginesi e romane. Il santo è festeggiato in numerose occasioni, tra cui la cosiddetta ‘ corsa degli scalzi ’, sagra che rivive il salvataggio della statua del santo durante un’ incursione di pirati. Durante la Corsa degli Scalzi 1-2 settembre, da secoli i fedeli di San Salvatore, vestiti di un saio bianco, portano il simulacro del santo sulle spalle, di corsa: a piedi nudi, dal villaggio di San Salvatore a Cabras. Il giorno dopo essi compiono il percorso inverso. San Giovanni di Sinis, frazione di Cabras, è la marina di Cabras, sulla costa meridionale della penisola del Sinis. In passato era un borgo di pescatori costituito da capanne costruite con un' erba raccolta dallo stagno di Mistras, il falasco: ora presenta costruzioni moderne e, nei sobborghi, la chiesa paleocristiana di S. Giovanni di Sinis, a tre navate, realizzata in pietra arenacea (ossia sabbiosa), uno dei monumenti cristiani più antichi dell'isola, già chiesa campestre della Tharros medioevale. Oltre S. Giovanni la strada conduce a Tharros, a 20 km da Oristano, uno dei siti archeologici più antichi di tutto il Mediterraneo e, a sud, a Capo San Marco. Lo stagno di Cabras è un bacino di 22 chilometri quadrati che, per estensione, rappresenta circa un quinto dell'intero territorio di Cabras e che ospita forme di vita importanti, vera ricchezza per tutti gli abitanti della zona. Simbolo dell'eterna lotta tra il mare e il fiume, questo stagno, per dimensioni uno dei più estesi d’ Europa, è una riserva d'acqua dolce strappata al Mediterraneo dove, tra fitti canneti, vivono numerose specie di uccelli acquatici: anatre, folaghe, limicoli, aironi e soprattutto trampolieri e fenicotteri inseriti in uno spettacolo naturale selvaggio ed incontaminato. Una delle particolarità di Cabras è costituita dal ‘fassone’, una barca realizzata con steli di fieno palustre legati fra loro. La barca dura circa tre mesi poi marcisce e ricorda le antiche imbarcazioni egizie di papiro e le balsas del lago Titicaca, situato al confine tra Perù e Bolivia. A nord di San Giovanni di Sinis si snoda il litorale di Abbarossa, che comprende il promontorio di Turre Seu , oasi del WWF, e proseguendo , spiagge amene come quelle di Is Arutas e Mari Ermi, straordinarie per i colori e la presenza di granuli di quarzo arrotondato. Risalendo il Sinis verso nord incontriamo la regione di San Vero Milis, caratterizzata da villaggi di pescatori che si allineano sotto il promontorio di Capo Mannu: Porto Mandriola, Putzu Idu, S'Archittu, Su Pallosu, Sa Rocca Tunda e S'Arena Scoada.
Come vi si giunge? Da Oristano, uscire in direzione di Cùglieri, e al primo incrocio, nei pressi del Santuario della Madonna del Rimedio, immettersi nello svincolo sopraelevato per Torregrande. A circa 1 km c’è il bivio per Cabras . Si prosegue per circa 6 km verso San Giovanni di Sinis che comprende l’area archeologica di Tharros. I cartelli indicano il sito. La strada asfaltata confluisce in un ampio piazzale che costituisce il parcheggio dell’area archeologica, a pochi metri.
Chi giunge a San Giovanni di Sinis viene sostanzialmente per il suo mare, una lunga spiaggia sabbiosa di 4 km circa tra Funtana Meiga e Tharros, ma anche per visitare Tharros...
La spiaggia di Sinis è lunga quasi 4 km, la sabbia é bianca e molto sottile, sabbia quarzosa che conferisce giochi di bagliori luminosi all’acqua del mare. La spiaggia è dominata da una torre costiera spagnola del XVI secolo. Bar, ristoranti, servizi sono presenti in spiaggia.
Il suolo dell’entroterra costiero viene protetto dall'erosione marina dalla successione di dune che fungono da barriera naturale all’invasione delle onde e che si formano grazie agli accumuli di sabbia portata dal vento mistral per esempio le dune di Funtana Meiga in direzione sud, chiamata così per una sorgente minerale, che con la sua incessante opera si accanisce sui fondali bassi della costa,formando alte onde che richiamano numerosi surfisti che vengono qui a cimentarsi con le secche sferzate del maestrale, qui spesso violento. Le Falesie del Sinis a Nord di Capo Mannu sono costituite da pareti di roccia calcarea e si elevano verticalmente sul mare per una ventina di metri . Come si sono formate? Circa venti milioni di anni fa il mare depose ingenti quantità di sedimenti ricchi di carbonato di calcio nella parte settentrionale del Sinis. L'azione del mare, del vento e il sollevamento orografico di queste terre hanno determinato la formazione di una falesia lunga circa 2 km che unisce il Sinis dell'area di Cabras con il Sinis di San Vero Milis. Le scogliere di colore chiaro prendono il nome di Su Tingiosu, e con la loro spettacolare posizione sopraelevata costituiscono una terrazza naturale da cui ammirare la costa e la vicina isola di Mal di Ventre disabitata e selvaggia dotata di spiagge splendide, soprattutto sul lato orientale che guarda alla Sardegna. Nell'entroterra si trova lo stagno di Sale Porcus, un’oasi naturalistica della LIPU piena di fenicotteri e lo scoglio del Catalano. Ritornando nella parte più settentrionale della penisola del Sinis è possibile osservare la geologia delle rocce che è la sintesi scolpita della storia di questi luoghi. Si notano i calcari stratificati del Sinis, con le fitte le lamine delle rocce, le arenarie di origine eolica, con le stratificazioni incrociate, e i substrati residuali di colore rossastro, grazie al loro elevato grado di ossidazione.
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