domenica 21 ottobre 2012

Rita Bellacosa, umanista libertina. E non solo... Pubblicato in: Cultura di Roberto D'Ingiullo Personaggio accattivante della cultura italiana d'oggi, stupisce i connazionali con un iperattivismo che ha prodotto una quantità sconfinata di articoli di giornale, reportages, conferenze, battaglie umanitarie in nome di questa o quella buona causa, oltre ai libri. Un uragano che non perde occasione per far parlar di sé, sorprendendo, indispettendo, scatenando gelosie anche perché ogni sua mossa viene immediatamente pubblicizzata. Amata e odiata, temuta e invidiata, la sua vita privata suscita una tale curiosità. Che la sua fama stìa ormai valicando i confini dei circoli intellettuali lo si sa e la diretta interessata si dice molto onorata. Lei è naturalmente non è solo un'efficacissima macchina comunicativa ma anche e soprattutto una lavoratrice infaticabile, che accumula incarichi e iniziative e dorme poche ore per notte. La lista delle sue attività culturali é impressionante. E’ l'intellettuale che dimostra libertà di fronte al potere, che critica le idee preconcette, rifiuta le alternative semplicistiche poste come risoluzione alla complessità dei problemi. Rita è un’ agitatrice d'idee. RB, donna seducente e disincantata, lottatrice per conquistarsi un posto al sole, propone un personaggio dal look sobrio ma raffinatissimo, dalla retorica forbita e spregiudicata che non ha niente a che vedere con il concetto superato della vecchia studiosa, austera, chiusa in una biblioteca. Al contrario, Rita è affascinante, elegante, sexy. - E' difficile definirti data la molteplicità dei tuoi interessi: c'è un campo a cui ti senti più legata o preferisci non schematizzarti in ruoli troppo rigidi? Sono una pensatrice con la necessità primaria di trasmettere le mie meditazioni in tutte le forme di comunicazione, soprattutto la scrittura. Il mestiere dello scrittore è cambiato negli ultimi venti anni, perché cambiato è lo scenario in cui egli si muove. Una volta era l’ intellettuale umbratile chiuso nel suo studio e intento a trasmettere le sue invenzioni e meditazioni sui fogli ; raramente incontrava il pubblico nelle poche presentazioni dei suoi libri e ai premi letterari. Oggi lo scrittore è un talento multiforme che cerca di prolungare il suo rapporto con il pubblico sperimentando varie forme di esposizione mediatica: presenta le sue opere in televisione, scrive articoli per i giornali, recita in teatro e al cinema, si cimenta in differenti forme espressive, da pièces teatrali a sceneggiaturedi films, lavora in televisione; insomma il suo spazio d’azione si è moltiplicato Ecco quindi che il mio nome risulta legato a più forme di espressione: dalla scrittrice all’archeologa passando per il cinema e il mio impegno umanitario a favore della pace Darfur.( Si veda il gruppo facebook RITA BELLACOSA et ADNEN HASNAUOI pour la paix en Darfour) - La ricetta per riuscire a far tutto? Amare ciò che si fa. Lavorare 25 ore su 24 tutti i giorni. E avere fatto la fame chiedendoti perché insisti tanto mentre il tuo stomaco urla perché non mangi da tre giorni e non hai i soldi neanche per un caffè. La fame è stata la mia maestra, la migliore. - Come ti è venuta la passione per la scrittura ? Non è semplicemente una passione. E’ un moto dell’animo, un bisogno insopprimibile della mia coscienza che mi spinge ad esprimere ciò che ho dentro che è frutto di anni e anni di lavoro su me stessa, un viaggio infinito nell’ introspezione psicologica che continua tuttora. - Quali sono i vizi che combatti? L’avversione all’evoluzione culturale, la dipendenza dalle idee degli altri, l’approssimazione di certe idee , la superficialità intellettuale, la mancanza di dignità morale e la disonestà di alcuni politici. - Quale desiderio come scrittrice ti piacerebbe vedere concretizzato? Scrivere liberamente senza censure. In molti Paesi del mondo ciò non è possibile. - Ripercorrendo il tuo percorso, si nota l'importanza delle esperienze all'estero. Ti senti di consigliare ai più giovani di cercare nuove opportunità fuori dai confini nostrani: magari per tornare arricchiti dal punto di vista culturale e umano? Ho avuto l’opportunità, in quanto archeologa, di assistere a spettacoli culturali eterni e di imparare molto più di quanto potessi sognare: da Troia alle Piramidi, dal Nilo al Bosforo. Vivo tra Roma e Parigi. Si, consiglio ai giovani di sperimentare ogni possibilità di conoscenza e di confronto culturale ed umano per capire cosa scegliere di fare nella propria vita. - Da giovanissima hai avuto la fortuna e l'onore di collaborare con un maestro come Federico Fellini. Puoi tratteggiarci un ricordo del regista? Nel XXVI Capitolo de ‘ Le inutili apparenze’ racconto il mio primo incontro con il Maestro avvenuto in un pomeriggio di giugno nella hall di un famoso albergo del centro di Roma mentre, intenta a telefonare, udii picchiettare una monetina sul vetro della cabina. Era il Maestro Fellini che mi domandò dove telefonare. Gli indicai una cabina e lui disse di aspettarlo quindi mi chiese la foto e passammo buona parte di quel pomeriggio a parlare. Diceva che ero bella ma con il difetto di essere intelligente e che gli uomini temono una donna così.Federico Fellini è stato un Vate nella mia vita, diceva di vedere qualcosa in me qualcosa di magico che avrebbe portato molte sorprese nella mia vita e che avrei ottenuto ciò che volevo. Parlavamo di Roma con gli occhi colmi della bellezza di questa città. Fellini era un uomo buono e generoso e di una semplicità grandissima. Avevi l’impressione di parlare ad un amico e non ad un grande regista internazionale. Avvertivi in lui uno stupore quasi infantile di fronte a certe manifestazioni umane e, subito dopo, l’acutezza di un uomo di consumata esperienza. Una volta ho assistito ad un piccolo litigio tra il Maestro e Donna Giulietta: lei discuteva animatamente mentre lui a testa bassa taceva. Era Donna Giulietta il capo, lei grande Donna che metteva in imbarazzo me, ragazzina ventunenne, chiamandomi professoressa o dottoressa. - Nel tuo romanzo Le inutili apparenze, inviti ad una riflessione per comprendere cosa sia il successo evidenziandone attrattive e pericoli. Non credi che troppo spesso il successo venga confuso con la notorietà soprattutto dai giovani? Ne “ LE INUTILI APPARENZE “ racconto di una giovane donna, Francesca, colta e bellissima che vuole conquistare il successo. Questo romanzo è un monito per tante ragazze che inseguono le luci della ribalta perdendo se stesse perché ciò che oggi si definisce “successo” spesso si traduce in fugaci e patetiche apparizioni televisive o particine in film di cassetta ottenute a caro prezzo. I messaggi falsi che si trasmettono i n programmi televisivi molto seguiti producono illusioni perché i giovani si identificano in pseudo miti e perdono di vista la loro vita. - LE INUTILI APPARENZE è autobiografico? Forse! Vero è che non cederei a nessun tipo di compromesso e non l’ho fatto. Vado a testa alta perché quel poco che ho realizzato è esclusivamente frutto del mio impegno ottenuto a prezzo di rinunce. - Perché ’hai voluto sulla copertina de “ LE INUTILI APPARENZE” l' “ATELIER DU PEINTRE” di GUSTAVE COURBET ? L’ ' “ATELIER DU PEINTRE (1854-1855 Huile sur toile H3,61 ; L5,98 ) é specchio della storia che racconto. Opera immensa, magnifica, suggestiva, ebbe un clamoroso insuccesso. Anche per questo l'ho voluta fortemente. L' insuccesso, come per tante grandi Opere, reca il dono dell' eternità. Mirabile espressione del realismo descrittivo, essa segna la compiutezza artistica ed umana di Courbet. Al centro della tela, l'artista rappresenta se stesso intento a dipingere un paesaggio del paesino francese da dove partì; di fatto, il paesino é il passato. Come Francesca. Attorno al pittore sono raffigurati una trentina di personaggi. A sinistra sono ritratte le classi sociali che stentano ai margini della società: ubriaconi, saltimbanchi, balordi. Sono miseri, con il capo reclinato e l'espressione del viso sofferente come a significare le difficoltà del vivere. Come il presente di una persona in carriera che saggia la fame durante la dura gavetta. A destra sono dipinti amici di Courbet noti e abbienti. Essi incarnano i sogni e le allegorie: Letteratura, Filosofia, Amore, le arti nobili della società sensibile alle cose belle e colta. Come le passioni di Francesca. Al centro dell' Opera la nuda Verità, accanto all'artista mentre lo assiste amorevolmente nella sua creazione. Lei é al centro dell'attenzione sociale, del popolo semplice e del popolo colto ed é nuda, leale e indifesa sotto gli sguardi di tutti che l'ammirano e la desiderano. Come Francesca. Il bimbetto che le sta accanto rappresenta l' Innocenza. Come innocente é Francesca. Il gatto bianco é il portafortuna. Ancora un particolare. stendendo la copertina, il mio sguardo nella foto "guarda" all' Opera. - Quali sono le qualità che fanno di te un’ intellettuale? Avere il coraggio delle proprie idee e difenderle con sincerità e con fermezza. Sono una pensatrice libera leale coerente e seguo la logica delle mie idee senza condizionamenti esterni. - In un cammino articolato e variegato come il tuo, riesci ad individuare dei punti di riferimento che ti hanno ispirato o, comunque, aiutato? Ho avuto la fortuna di conoscere personaggi di spicco, uomini anziani importanti che mi consideravano una specie di figlia e dai quali ho imparato moltissimo: mio nonno paterno; un intelligentissimo ingegnere brasiliano morto sei mesi prima di compiere 100 anni, una storia di un’amicizia dolcissima, un uomo buono e coltissimo; uno zio raffinatissimo; l’editore d’arte Franco Maria Ricci; il Maestro Federico Fellini - Cos’ è il successo per te ? Il successo è un bel vestito su un corpo che sanguina. - E la vita privata? Ho sempre lavorato troppo. Desidero essere moglie e soprattutto mamma. La maternità é il più grande e meraviglioso successo di una donna - Puoi svelarci qualcosa dei tuoi prossimi progetti? Vorrei ripubblicare LE INUTILI APPARENZE con un nuovo editore e realizzare il film. Sto scrivendo un Saggio ed ho un progetto culturale con la Francia. E soprattutto proseguire il mio impegno umanitario a favore del Darfur e di tutti i Paesi del mondo in cui le popolazioni sono vittime di persecuzioni e soprusi.

sabato 20 ottobre 2012

Esistono uomini che, pur avendo girato il mondo non hanno mai visto nulla altri, rimanendo seduti sotto un albero, hanno visto tutto ciò che c’era da vedere RITA BELLACOSA

domenica 5 dicembre 2010

Rita Bellacosa nasce a Roma . Sin da piccola dimostra una personalità brillante e vivace ed un notevole attaccamento allo studio. Indicata come dotata di straordinario talento, compie con successo gli studi liceali classici e giovanissima si laurea a pieni voti, in tre anni e una sessione, in Lettere Classiche ed archeologia. Ventenne entra in contatto con gli ambienti intellettuali del cinema quando il maestro Federico Fellini la ferma incontrandola per caso e, colpito dalla sua bellezza e poi dalla verve, decide di assegnarle un ruolo nel suo ultimo film. Ma Rita non si ferma al cinema, pur eleggendolo a suo grande amore. Inizia una doppia attività, quella di conferenziera esperta in lingua latina e greca e quella di archeologa. Quest’ultima la porta a compiere ricerche in Grecia Egitto e Turchia. La Nostra si dedica in particolare al culto antico e riesce a dimostrare, Lei prima in assoluto, che il culto della Dea Artemide si praticava nella Magna Graecia sin dal lontano VI secolo a C e lo scopre esaminando brandelli di frammenti del poeta greco Bacchilide vissuto proprio nel VI secolo, il che Le vale una menzione nelle Enciclopedie e notevole credito sociale negli ambiti colti. Nasce il Saggio ‘ARTEMIDE’ ( 2003) che attira l’attenzione di esponenti di circoli intellettuali francesi che cominciano a corteggiarne la presenza in terra d’oltralpe. Così la Nostra si ritrova in Francia dove, accanto ad un’intensa quanto gratificante frequentazione degli ambienti raffinati dell’intellighenzia parigina, alterna studi d’Arte alla prestigiosa Sorbonne. Ritorna in Patria per ricoprire il ruolo di conferenziera ed esperta nella lingua latina e greca e produce manuali di grammatica greca, ‘Γράμματα’ e latina ‘ACCIPE!’. Sono anni di accumulazione di titoli culturali e riconoscimenti professionali. Nel 2005 diventa bersaglio dei media internazionali a causa delle sue frequentazioni in ambito cinematografico e decide di raccontarsi nell’autobiografia ‘ La mia vita’ ( 2006). Successivamente pubblica il romanzo ‘LE INUTILI APPARENZE’ (2009) in cui investiga sulle dinamiche del successo e il consenso del pubblico diventa tale da indurne la diffusione, l’anno seguente, in francese e inglese . Nella lingua di Parigi scrive ‘AMÉLIE’( 2010), storia di una donna alla ricerca di se stessa. Segue il Saggio sul culto antico ‘ TEMPLA. Passeggiate spirituali pompeiane’ (2010). Rita detiene rubriche fisse su giornali italiani e stranieri. La sua anima generosa si esplica in un instancabile attivismo nelle Cause Umanitarie e da anni si batte a favore del Darfur. Della vita privata di Rita si sa poco, tranne la intuibile girandola di ammiratori che per bellezza ed intelligenza indubbiamente Lei merita.

sabato 17 aprile 2010

La penisola del Sinis, un viaggio indimenticabile di RITA BELLACOSA



SARDEGNA
Cari amici, ho sempre dichiarato, e confermo, il mio amore per la Sardegna, soprattutto la parte più segreta, tutta da scoprire, incontaminata e selvaggia dove la mondanità non è arrivata e la vita scorre semplice per gli abitanti del luogo. Questo mio scritto vuole essere un omaggio alla bellezza dell’isola e alla fierezza e al fascino dei Sardi. Rita Bellacosa


…chi giunge a San Giovanni di Sinis viene sostanzialmente per il suo mare, una lunga spiaggia sabbiosa di 4 km circa tra Funtana Meiga e Tharros, ma anche per visitare Tharros …


Partiamo da Cabras, città a pochi chilometri da Oristano e vicina alla penisola del Sinis . Nei pressi di Cabras, a circa 4 km, a San Salvatore, si può visitare l’omonima chiesetta sotto cui c’è un santuario ipogeico di origine nuragica ma adibito al culto anche nelle successive dominazioni cartaginesi e romane. Il santo è festeggiato in numerose occasioni, tra cui la cosiddetta ‘ corsa degli scalzi ’, sagra che rivive il salvataggio della statua del santo durante un’ incursione di pirati. Durante la Corsa degli Scalzi 1-2 settembre, da secoli i fedeli di San Salvatore, vestiti di un saio bianco, portano il simulacro del santo sulle spalle, di corsa: a piedi nudi, dal villaggio di San Salvatore a Cabras. Il giorno dopo essi compiono il percorso inverso. San Giovanni di Sinis, frazione di Cabras, è la marina di Cabras, sulla costa meridionale della penisola del Sinis. In passato era un borgo di pescatori costituito da capanne costruite con un' erba raccolta dallo stagno di Mistras, il falasco: ora presenta costruzioni moderne e, nei sobborghi, la chiesa paleocristiana di S. Giovanni di Sinis, a tre navate, realizzata in pietra arenacea (ossia sabbiosa), uno dei monumenti cristiani più antichi dell'isola, già chiesa campestre della Tharros medioevale. Oltre S. Giovanni la strada conduce a Tharros, a 20 km da Oristano, uno dei siti archeologici più antichi di tutto il Mediterraneo e, a sud, a Capo San Marco. Lo stagno di Cabras è un bacino di 22 chilometri quadrati che, per estensione, rappresenta circa un quinto dell'intero territorio di Cabras e che ospita forme di vita importanti, vera ricchezza per tutti gli abitanti della zona. Simbolo dell'eterna lotta tra il mare e il fiume, questo stagno, per dimensioni uno dei più estesi d’ Europa, è una riserva d'acqua dolce strappata al Mediterraneo dove, tra fitti canneti, vivono numerose specie di uccelli acquatici: anatre, folaghe, limicoli, aironi e soprattutto trampolieri e fenicotteri inseriti in uno spettacolo naturale selvaggio ed incontaminato. Una delle particolarità di Cabras è costituita dal ‘fassone’, una barca realizzata con steli di fieno palustre legati fra loro. La barca dura circa tre mesi poi marcisce e ricorda le antiche imbarcazioni egizie di papiro e le balsas del lago Titicaca, situato al confine tra Perù e Bolivia. A nord di San Giovanni di Sinis si snoda il litorale di Abbarossa, che comprende il promontorio di Turre Seu , oasi del WWF, e proseguendo , spiagge amene come quelle di Is Arutas e Mari Ermi, straordinarie per i colori e la presenza di granuli di quarzo arrotondato. Risalendo il Sinis verso nord incontriamo la regione di San Vero Milis, caratterizzata da villaggi di pescatori che si allineano sotto il promontorio di Capo Mannu: Porto Mandriola, Putzu Idu, S'Archittu, Su Pallosu, Sa Rocca Tunda e S'Arena Scoada.
Come vi si giunge? Da Oristano, uscire in direzione di Cùglieri, e al primo incrocio, nei pressi del Santuario della Madonna del Rimedio, immettersi nello svincolo sopraelevato per Torregrande. A circa 1 km c’è il bivio per Cabras . Si prosegue per circa 6 km verso San Giovanni di Sinis che comprende l’area archeologica di Tharros. I cartelli indicano il sito. La strada asfaltata confluisce in un ampio piazzale che costituisce il parcheggio dell’area archeologica, a pochi metri.
Chi giunge a San Giovanni di Sinis viene sostanzialmente per il suo mare, una lunga spiaggia sabbiosa di 4 km circa tra Funtana Meiga e Tharros, ma anche per visitare Tharros...
La spiaggia di Sinis è lunga quasi 4 km, la sabbia é bianca e molto sottile, sabbia quarzosa che conferisce giochi di bagliori luminosi all’acqua del mare. La spiaggia è dominata da una torre costiera spagnola del XVI secolo. Bar, ristoranti, servizi sono presenti in spiaggia.
Il suolo dell’entroterra costiero viene protetto dall'erosione marina dalla successione di dune che fungono da barriera naturale all’invasione delle onde e che si formano grazie agli accumuli di sabbia portata dal vento mistral per esempio le dune di Funtana Meiga in direzione sud, chiamata così per una sorgente minerale, che con la sua incessante opera si accanisce sui fondali bassi della costa,formando alte onde che richiamano numerosi surfisti che vengono qui a cimentarsi con le secche sferzate del maestrale, qui spesso violento. Le Falesie del Sinis a Nord di Capo Mannu sono costituite da pareti di roccia calcarea e si elevano verticalmente sul mare per una ventina di metri . Come si sono formate? Circa venti milioni di anni fa il mare depose ingenti quantità di sedimenti ricchi di carbonato di calcio nella parte settentrionale del Sinis. L'azione del mare, del vento e il sollevamento orografico di queste terre hanno determinato la formazione di una falesia lunga circa 2 km che unisce il Sinis dell'area di Cabras con il Sinis di San Vero Milis. Le scogliere di colore chiaro prendono il nome di Su Tingiosu, e con la loro spettacolare posizione sopraelevata costituiscono una terrazza naturale da cui ammirare la costa e la vicina isola di Mal di Ventre disabitata e selvaggia dotata di spiagge splendide, soprattutto sul lato orientale che guarda alla Sardegna. Nell'entroterra si trova lo stagno di Sale Porcus, un’oasi naturalistica della LIPU piena di fenicotteri e lo scoglio del Catalano. Ritornando nella parte più settentrionale della penisola del Sinis è possibile osservare la geologia delle rocce che è la sintesi scolpita della storia di questi luoghi. Si notano i calcari stratificati del Sinis, con le fitte le lamine delle rocce, le arenarie di origine eolica, con le stratificazioni incrociate, e i substrati residuali di colore rossastro, grazie al loro elevato grado di ossidazione.
VIETATA RIPRODUZIONE E/O ADATTAMENTO. TUTTI I DIRITTI RISERVATI RITA BELLACOSA 2010

sabato 31 ottobre 2009

055news.it RITA BELLACOSA racconta Piero Marrazzo

Il nudo e il crudo
Firma : Rita Bellacosa

Rita Bellacosa: racconta Piero Marrazzo31/10/2009 - 21:16
Piero Marrazzo, 51 anni, Presidente della regione Lazio dal 4 Aprile 2005 al 27 Ottobre 2009, sposato, tre figlie. 23 Ottobre 2009 Viene diramata la notizia che Marrazzo sarebbe stato ricattato da quattro carabinieri, a causa di un video girato il 3 Luglio scorso in un’abitazione in via GRADOLI (zona Cassia) a ROMA, in cui il presidente Marrazzo appare coinvolto in una scena inequivocabilmente intima con un transessuale. Il Marrazzo, visibilmente provato, ammette pubblicamente quella che definisce “frutto di una mia debolezza della vita privata” e si autosospende trasferendo i suoi poteri al Vice-Presidente e Assessore all'Urbanistica Esterino Montino. 26 Ottobre Marrazzo si dimette ufficialmente dall'incarico di Commissario regionale per la Sanità 27 Ottobre si dimette da Presidente della regione, Questa, in breve, la cronistoria della vicenda dolorosa di un uomo perbene . Ho conosciuto Piero Marrazzo quando lavorava in Rai; riporto l’episodio dell’incontro nel mio libro LE INUTILI APPARENZE, CAPITOLO XXVI, pag. 146. Nutro stima per l’uomo politico e la persona. La Giustizia farà il suo corso ma l’uomo Marrazzo, triturato, fagocitato dallo scandalo politico, morale, personale, non potrà dimenticare. Marrazzo ha dichiarato: “Nei primi giorni di luglio 2009 ho deciso di avere un incontro sessuale a pagamento con una persona incontrata per strada qualche tempo pri­ma e di cui avevo il cellulare, di nome Natalie. Te­lefonai a questa persona e presi un appuntamento per le prime ore della mattina. Mi recai in auto gui­data dal mio autista e lo lasciai alcune centinaia di metri distante con la scusa che sarei andato a fare una passeggiata...”. Mi rivolgo agli anonimi clienti dei trans. Mi chiedo perché tanti, e sono davvero tanti, si parla di circa nove milioni di italiani, vadano con i transessuali tanto che andare con quelli diventi una tentazione a cui non si può resistere. Pensi ”devo ancora una volta, sarà l’ultima”. Telefoni ed è fatta. Luilei ti aspetta a casa sua, prevedi scintille. Esci, farti dominare ti piace da una donnona come lei, altro che femmina: una stangona di un metro e ottanta con tacchi a spillo e minigonna mozzafiato, supertruccata, superprofumata, fiera di una femminilità non biologica ma fortemente voluta. Li ho visti a Parigi, i transessuali, persone talmente belle e femminili che ti fanno quasi sentire in colpa per non sapere o volere amplificare la tua sensualità (LE INUTILI APPARENZE, CAPITOLO X, pag.60). Sono un vero inno alla femminilità perché essi l’hanno scelta, inseguita, voluta al prezzo di enormi sacrifici fisici, operazioni di chirurgia plastica preceduti da anni di perplessità sessuale, anni in cui chiedersi come definire la propria identità sessuale. E tu sei completamente affascinato, soggiogato da essi/e . Corri giù per le scale, t’infili in macchina e voli verso il piacere. Perché lo fai? Puro sfogo fisico? Forse, ma non solo. Ritieni di distinguere il fare l’amore con tua moglie e farlo con un transex. Il sesso con loro è un’altra cosa, è puro piacere, nient’altro. Poi ti trovi bene e, quasi senza volerlo, la cosa va avanti, vuoi la tua sporadica emozione e pagheresti qualunque cifra. Forse eri stanco di correre dietro alle donne, che creano tante complicazioni prima di concedersi, della moglie che non vuole più' amplessi, delle prostitute che non fingono nemmeno di desiderarti. Così vai dal trans. Come ti vedi? Ti ritieni un etero che vuole fare un'esperienza diversa. Il trans, di solito brasiliano, ha in sé i pregi fisici della femmina e quelli del maschio ed è bravissimo nel camaleontico gioco dei sensi. I transessuali incarnano il sogno di una femminilità esagerata, esasperata, aggressiva, che apprezza gli uomini ed esaudisce qualsiasi loro desiderio di perversione; sono latori di una femminilità che soggioga e domina chi è dominatore socialmente. Ma mi chiedo, i clienti sono realmente etero oppure il loro cercare i trans, ossia creature dotate dell’attributo sessuale maschile, nasconde una omosessualità che non si vuole ammettere?

mercoledì 29 luglio 2009

RITA BELLACOSA autore de " LE INUTILI APPARENZE "



UNA DONNA BELLA IN CERCA DI SUCCESSO

Si può arrivare al successo rimanendo incorrotti nell’anima? La bellezza può essere d’ingombro all’affermazione della bravura? Può l’appoggio di un “ pezzo grosso ” essere determinante persino più del Talento? A queste domande la scrittrice Rita Bellacosa risponde con “ LE INUTILI APPARENZE ”, bel romanzo che si appresta a diventare un classico della letteratura moderna e che, di sicuro, è specchio del costume contemporaneo. Francesca, la protagonista, è una giovane donna colta e bellissima, determinata nella corsa verso il Successo. Arriva a Roma dove si imbatte in uomini potenti e spregiudicati i quali, soggiogati dalla sua spavalda avvenenza, le promettono una carriera facile e veloce. Arduo decidere di opporre a tale allettante prospettiva il proprio orgoglio ma quanto può essere gratificante il successo ottenuto grazie alla sola bellezza? Quanto vale se impone, in una sorta di tacita mutualità, di vendersi l’anima? Così la bellezza risulta un limite in una società che non premia il talento ma la rappresentazione, a volte patetica, di personaggi mediocri venuti alla ribalta grazie ad una specie di transazione umana in cui vige il principio del do ut des. E la bellezza da apparente vantaggio si muta in realtà prevaricante che accantona il talento. Corrompendo l’anima. Un monito per tante ragazze che inseguono le luci della ribalta perdendo se stesse per l’espace d’un instant. L’opera trabocca di colpi di scena e di situazioni piccanti ed anche, talvolta, ai confini , sapientemente costruiti, dello stucchevole. Tutto in una prosa erudita dai forti echi manzoniani.
Una domanda a… RITA BELLACOSA Perché la scelta dell’opera in copertina? LO STRANO INTRECCIO BELLACOSA-COURBET